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Non si spezza ciò che cura: perché l'emendamento Cantù è un pericolo per i più fragili




Prendersi cura di una persona con disabilità  significa molto più che fornire una prestazione sanitaria. Significa esserci ogni giorno, aiutare a mangiare, lavarsi, vestirsi, muoversi. È un impegno globale, continuo, fatto di gesti quotidiani che sostengono la dignità della persona e la sua qualità di vita.

Tuttavia, un recente emendamento – il n. 13.0.400 al DDL n. 1241, a firma della senatrice Maria Cristina Cantù – rischia di compromettere questo approccio integrato, spezzando la cura in frammenti di competenze burocratiche e aumentando le disuguaglianze tra cittadini.

Cosa prevede l’emendamento Cantù: una frammentazione pericolosa dell’assistenza

L’emendamento approvato in Commissione Affari Sociali del Senato lo scorso 6 marzo 2025 modifica l’art. 30 della Legge Finanziaria del 1984, restringendo la copertura del Fondo Sanitario Nazionale alle sole prestazioni “esclusivamente sanitarie”, anche quando erogate all’interno di servizi residenziali o semiresidenziali.

Questo significa che attività fondamentali come l’igiene, l’alimentazione assistita, la mobilità o la prevenzione delle piaghe da decubito potrebbero non essere più garantite dallo Stato, diventando un onere economico per le famiglie. Solo in casi di alta complessità assistenziale potrebbe essere riconosciuta una copertura parziale, fino al 70% – ma non per gli anziani, nemmeno se affetti da gravi patologie invalidanti.

Una norma controcorrente rispetto agli orientamenti europei

"In qualità di Direttrice di un'associazione impegnata per i diritti delle persone fragili, Passion People APS esprimo la mia profonda preoccupazione" dichiara Giusi Pintori. "Questo emendamento va in direzione opposta rispetto ai più recenti orientamenti europei in materia di inclusione sociale, assistenza integrata e diritto alla salute.

L’Unione Europea promuove modelli di cura che valorizzino la persona nella sua interezza, senza separare arbitrariamente ambiti sanitario e sociale. Il Pilastro europeo dei diritti sociali e il Piano d’azione europeo per l’economia sociale ribadiscono il diritto a cure accessibili, continue e integrate, soprattutto per chi vive condizioni di fragilità.

Allo stesso modo, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, impone agli Stati di garantire servizi che promuovano l’autonomia, la vita indipendente e la piena partecipazione. L’approvazione di questo emendamento rappresenterebbe una violazione sostanziale di questi impegni internazionali".

Le conseguenze pratiche: più disuguaglianze, meno diritti

Se approvato in via definitiva, l’emendamento Cantù rischia di:

  • aumentare il carico economico e psicologico sulle famiglie

  • creare gravi disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi

  • rendere retroattivi i tagli, con effetti giuridici incerti su chi ha già ottenuto riconoscimenti

  • aprire la strada a futuri tagli a servizi essenziali, fino al paradosso di dover pagare i pasti ospedalieri

Inoltre, la mancanza di una definizione chiara di cosa si intenda per “prestazione esclusivamente sanitaria” lascia spazio a interpretazioni soggettive e a ulteriore confusione normativa.

Perché questo tema riguarda anche i pazienti con idrosadenite suppurativa?

"Passion People APS si batte per il riconoscimento istituzionale dell’idrosadenite suppurativa (HS), una malattia cronica e invalidante ancora oggi non inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e priva di un percorso strutturato di presa in carico.

L’approvazione dell’emendamento Cantù rappresenterebbe un pericoloso passo indietro proprio mentre si cerca di costruire un futuro più giusto per questi pazienti. L’HS necessita di un approccio integrato – clinico, assistenziale, psicologico – e rischia di essere ulteriormente marginalizzata da un sistema che separa e restringe le competenze sanitarie.

Se passa il principio che “solo le cure esclusivamente sanitarie sono coperte”, malattie croniche come l’HS – già escluse – rischiano di non entrarvi mai.

Passion People APS continuerà a vigilare, a dialogare con le istituzioni e a proporre modelli di cura che riconoscano la complessità reale della persona, non solo la sua diagnosi clinica", prosegue Giusi Pintori.

La posizione di Passion People APS

"Come realtà impegnata nella promozione della salute, dell’equità e della partecipazione delle persone più vulnerabili, Passion People APS si unisce all’appello di CONFAD e di molte altre organizzazioni per chiedere il ritiro di questa proposta.

Non esiste salute senza dignità. Non esiste cura senza continuità. E non si può spezzare una persona in “pezzi” di competenze diverse", sottolinea la Pintori.

"Chiediamo che le istituzioni italiane rispettino gli impegni assunti a livello nazionale ed europeo e mettano la persona – non il bilancio – al centro della riforma sociosanitaria. Occorre un modello che integri, non che escluda; che tuteli, non che scarichi sui più deboli".


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Fonti:

  1. Senato della Repubblica Italiana - Emendamento 13.0.400 al DDL n. 1241, a firma della Sen. Maria Cristina Cantù

  2. Legge 27 dicembre 1983, n. 730 - Art. 30 (Legge Finanziaria 1984)

  3. DPCM 12 gennaio 2017 - Definizione e aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)

  4. CONFAD - Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità, comunicati stampa e posizione ufficiale (marzo 2025)

  5. Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con Legge 18/2009

  6. Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, Commissione Europea

  7. Piano d’azione europeo per l’economia sociale, Commissione Europea 2021

  8. Decreto Legislativo 62/2024 - Attuazione del progetto individuale di vita per le persone con disabilità


 
 
 

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