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Dermatite atopica: cosa abbiamo scoperto all’EADV 2025 di Parigi


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Giusi Pintori al Congresso EADV 2025 di Parigi: focus sulla dermatite atopica e sul nuovo paradigma di cura che trasforma farmaci in valore e dati in salute



Al Congresso EADV 2025 di Parigi la dermatite atopica (AD) è stata tra i temi più discussi. Si tratta di una malattia infiammatoria cronica della pelle che provoca prurito, arrossamento e forte impatto sulla qualità di vita.

La novità? Non si parla più soltanto di farmaci innovativi, ma di un vero cambio di paradigma: strategie di lungo periodo, dati raccolti dai pazienti nella vita reale e attenzione al benessere psicologico, non solo ai sintomi cutanei.


Biologici e JAK inibitori: cosa sono e perché sono importanti

All’EADV 2025 si è parlato molto di due categorie di farmaci usati nella dermatite atopica:

  • Biologici  sono terapie mirate che bloccano meccanismi specifici dell’infiammazione.

  • JAK inibitori  sono compresse che riducono il segnale infiammatorio all’interno delle cellule.

I dati presentati a Parigi hanno mostrato che questi trattamenti sono efficaci e sicuri anche nel lungo periodo:

  • Lebrikizumab: mantiene i miglioramenti fino a 2 anni, con riduzione del prurito e miglior sonno.

  • Tralokinumab: i pazienti che rispondono entro 4 mesi restano stabili anche a 3 anni.

  • Upadacitinib e abrocitinib: agiscono velocemente e con forza, ma richiedono monitoraggi attenti per la sicurezza.

Tradotto: questi farmaci non solo funzionano, ma lo fanno a lungo termine, migliorando anche la qualità della vita.


Intervenire presto: “hit early, hit hard”

Un concetto emerso con forza è quello di intervenire presto e in modo deciso.

L’espressione inglese “hit early, hit hard” significa: iniziare il trattamento al momento giusto, senza aspettare anni, puntare a risultati ambiziosi (pelle quasi pulita, meno prurito, sonno migliore).

Questo approccio può ridurre la cronicizzazione e prevenire complicazioni a lungo termine.


Dati della vita reale: pazienti complessi inclusi

Oltre agli studi clinici, il Congresso ha dato spazio a ciò che succede nella vita reale.

Sono stati analizzati pazienti che di solito non vengono inclusi nei trial:

  • persone anziane,

  • chi ha sovrappeso o obesità,

  • chi soffre di altre malattie come l’asma,

  • chi ha forme localizzate in zone difficili (mani, unghie, cuoio capelluto).

I risultati confermano che i nuovi farmaci aiutano anche questi pazienti, sebbene con risposte a volte diverse. Significa che sempre più persone con dermatite atopica possono beneficiare delle nuove terapie.


PRO: quando a parlare è il paziente

Un’altra novità è l’uso dei PRO (Patient Reported Outcomes), cioè indicatori riferiti direttamente dai pazienti.

Non si guarda solo alla pelle del medico, ma si chiede:

  • Quanto prurito senti?

  • Dormi meglio?

  • Come sta il tuo umore?

Studi recenti hanno incluso il WHO-5 Well-Being Index, una scala sul benessere psicologico, e i risultati mostrano miglioramenti netti.

Inoltre, la ricerca internazionale “Scars of Life” (30.000 persone) ha evidenziato che chi soffre di dermatite atopica ha un rischio maggiore di ansia, depressione e pensieri suicidari, soprattutto quando il prurito è molto forte.

Questo dimostra che la dermatite atopica non colpisce solo la pelle, ma anche la mente e le relazioni sociali.


Il contributo italiano all’EADV 2025

L’Italia non è rimasta a guardare:

  • Alessandra Narcisi (Milano) ha presentato dati real-world su lebrikizumab, sottolineando il controllo a lungo termine della malattia.

  • Pietro Quaglino (Torino) ha affrontato un tema delicato: distinguere la dermatite atopica da altre patologie simili, come il linfoma cutaneo (CTCL).

Questo conferma la partecipazione attiva dell’Italia alla ricerca e al dibattito internazionale.


La dermatite atopica in Italia

  • Colpisce circa 3 milioni di italiani.

  • Nei bambini la prevalenza arriva al 20%, negli adulti intorno all’8%.

  • Lo studio MEASURE-AD ha mostrato che la malattia impatta sul sonno, sul lavoro e sulla salute mentale.

  • Il Registro Italiano della Dermatite Atopica sta raccogliendo dati real-world su tralokinumab.

  • Progetti come TOPRACE uniscono più centri per migliorare la gestione sul territorio.

In Italia serve una piattaforma nazionale integrata, che unisca dati clinici, esperienze dei pazienti e accesso alle cure.


Il commento di Giusi Pintori (Passion People APS)

“Nella dermatite atopica non basta più parlare di centralità del paziente: è tempo di patient partnership e di un vero ecosistema salute, dove i dati clinici e quelli riportati dalle persone guidano scelte tempestive, sostenibili e misurabili. Il futuro è trasformare i farmaci in valore reale, costruendo modelli di value-based care e strumenti digitali che garantiscano accesso, aderenza e outcome concreti. È qui che clinici, istituzioni e industria devono muoversi insieme, superando lo slogan della ‘centralità’ per passare a un approccio di outcome-driven innovation. Concretamente significa non limitarsi a misurare la riduzione delle lesioni cutanee, ma puntare a risultati che cambiano la vita quotidiana: dormire tutta la notte senza prurito, tornare al lavoro o a scuola senza interruzioni, ridurre ansia e stress. Questi sono gli outcome che contano davvero, e su cui dobbiamo innovare.”


Conclusioni: un messaggio chiaro per tutti

Dal Congresso EADV 2025 arriva un messaggio chiaro:

  • Clinici  trattare presto e puntare a obiettivi ambiziosi.

  • Istituzioni  sostenere i registri e garantire equità di accesso.

  • Industria  continuare a investire in dati real-world e strumenti digitali.

Solo così sarà possibile ridurre la distanza tra i congressi e la vita quotidiana dei pazienti con dermatite atopica.


 
 
 

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