Dermatite atopica: cosa abbiamo scoperto all’EADV 2025 di Parigi
- Giusi Pintori

- 25 set
- Tempo di lettura: 4 min

Giusi Pintori al Congresso EADV 2025 di Parigi: focus sulla dermatite atopica e sul nuovo paradigma di cura che trasforma farmaci in valore e dati in salute
Al Congresso EADV 2025 di Parigi la dermatite atopica (AD) è stata tra i temi più discussi. Si tratta di una malattia infiammatoria cronica della pelle che provoca prurito, arrossamento e forte impatto sulla qualità di vita.
La novità? Non si parla più soltanto di farmaci innovativi, ma di un vero cambio di paradigma: strategie di lungo periodo, dati raccolti dai pazienti nella vita reale e attenzione al benessere psicologico, non solo ai sintomi cutanei.
Biologici e JAK inibitori: cosa sono e perché sono importanti
All’EADV 2025 si è parlato molto di due categorie di farmaci usati nella dermatite atopica:
Biologici sono terapie mirate che bloccano meccanismi specifici dell’infiammazione.
JAK inibitori sono compresse che riducono il segnale infiammatorio all’interno delle cellule.
I dati presentati a Parigi hanno mostrato che questi trattamenti sono efficaci e sicuri anche nel lungo periodo:
Lebrikizumab: mantiene i miglioramenti fino a 2 anni, con riduzione del prurito e miglior sonno.
Tralokinumab: i pazienti che rispondono entro 4 mesi restano stabili anche a 3 anni.
Upadacitinib e abrocitinib: agiscono velocemente e con forza, ma richiedono monitoraggi attenti per la sicurezza.
Tradotto: questi farmaci non solo funzionano, ma lo fanno a lungo termine, migliorando anche la qualità della vita.
Intervenire presto: “hit early, hit hard”
Un concetto emerso con forza è quello di intervenire presto e in modo deciso.
L’espressione inglese “hit early, hit hard” significa: iniziare il trattamento al momento giusto, senza aspettare anni, puntare a risultati ambiziosi (pelle quasi pulita, meno prurito, sonno migliore).
Questo approccio può ridurre la cronicizzazione e prevenire complicazioni a lungo termine.
Dati della vita reale: pazienti complessi inclusi
Oltre agli studi clinici, il Congresso ha dato spazio a ciò che succede nella vita reale.
Sono stati analizzati pazienti che di solito non vengono inclusi nei trial:
persone anziane,
chi ha sovrappeso o obesità,
chi soffre di altre malattie come l’asma,
chi ha forme localizzate in zone difficili (mani, unghie, cuoio capelluto).
I risultati confermano che i nuovi farmaci aiutano anche questi pazienti, sebbene con risposte a volte diverse. Significa che sempre più persone con dermatite atopica possono beneficiare delle nuove terapie.
PRO: quando a parlare è il paziente
Un’altra novità è l’uso dei PRO (Patient Reported Outcomes), cioè indicatori riferiti direttamente dai pazienti.
Non si guarda solo alla pelle del medico, ma si chiede:
Quanto prurito senti?
Dormi meglio?
Come sta il tuo umore?
Studi recenti hanno incluso il WHO-5 Well-Being Index, una scala sul benessere psicologico, e i risultati mostrano miglioramenti netti.
Inoltre, la ricerca internazionale “Scars of Life” (30.000 persone) ha evidenziato che chi soffre di dermatite atopica ha un rischio maggiore di ansia, depressione e pensieri suicidari, soprattutto quando il prurito è molto forte.
Questo dimostra che la dermatite atopica non colpisce solo la pelle, ma anche la mente e le relazioni sociali.
Il contributo italiano all’EADV 2025
L’Italia non è rimasta a guardare:
Alessandra Narcisi (Milano) ha presentato dati real-world su lebrikizumab, sottolineando il controllo a lungo termine della malattia.
Pietro Quaglino (Torino) ha affrontato un tema delicato: distinguere la dermatite atopica da altre patologie simili, come il linfoma cutaneo (CTCL).
Questo conferma la partecipazione attiva dell’Italia alla ricerca e al dibattito internazionale.
La dermatite atopica in Italia
Colpisce circa 3 milioni di italiani.
Nei bambini la prevalenza arriva al 20%, negli adulti intorno all’8%.
Lo studio MEASURE-AD ha mostrato che la malattia impatta sul sonno, sul lavoro e sulla salute mentale.
Il Registro Italiano della Dermatite Atopica sta raccogliendo dati real-world su tralokinumab.
Progetti come TOPRACE uniscono più centri per migliorare la gestione sul territorio.
In Italia serve una piattaforma nazionale integrata, che unisca dati clinici, esperienze dei pazienti e accesso alle cure.
Il commento di Giusi Pintori (Passion People APS)
“Nella dermatite atopica non basta più parlare di centralità del paziente: è tempo di patient partnership e di un vero ecosistema salute, dove i dati clinici e quelli riportati dalle persone guidano scelte tempestive, sostenibili e misurabili. Il futuro è trasformare i farmaci in valore reale, costruendo modelli di value-based care e strumenti digitali che garantiscano accesso, aderenza e outcome concreti. È qui che clinici, istituzioni e industria devono muoversi insieme, superando lo slogan della ‘centralità’ per passare a un approccio di outcome-driven innovation. Concretamente significa non limitarsi a misurare la riduzione delle lesioni cutanee, ma puntare a risultati che cambiano la vita quotidiana: dormire tutta la notte senza prurito, tornare al lavoro o a scuola senza interruzioni, ridurre ansia e stress. Questi sono gli outcome che contano davvero, e su cui dobbiamo innovare.”
Conclusioni: un messaggio chiaro per tutti
Dal Congresso EADV 2025 arriva un messaggio chiaro:
Clinici trattare presto e puntare a obiettivi ambiziosi.
Istituzioni sostenere i registri e garantire equità di accesso.
Industria continuare a investire in dati real-world e strumenti digitali.
Solo così sarà possibile ridurre la distanza tra i congressi e la vita quotidiana dei pazienti con dermatite atopica.










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