"No grazie": una scelta coraggiosa di un lavoratore con l'idrosadenite
- Giusi Pintori

- 21 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 23 lug

Storia vera di un impiegato che ha rifiutato una promozione per proteggere salute, dignità e qualità di vita
Nei corridoi silenziosi di tanti uffici italiani si combattono battaglie che non fanno rumore. Storie di salute che si tengono in piedi tra una pausa caffè e una riunione urgente. Storie di coraggio quotidiano: il coraggio di dire no, quando quel no è l’unico modo per continuare a esistere davvero.
Questa è la storia di Andrea¹, impiegato in un piccolo ufficio, che convive con l’idrosadenite suppurativa (HS) — una malattia infiammatoria cronica della pelle che non si mostra volentieri, ma lascia tracce su ogni gesto: camminare, sedersi, vestirsi, concentrarsi.
La proposta che pesa più di quanto valga
Un giorno ad Andrea viene offerta una promozione: più responsabilità, orari dilatati, compenso minimo. Nessun adeguamento sulle sue necessità di cura. Lui conosce bene le sue giornate: le mattine lente per via del dolore, le medicazioni, la fatica che arriva prima di mezzogiorno.
Dopo aver valutato tutto, rifiuta. È una scelta lucida, motivata. Ma il suo diretto responsabile commenta:
«Le tue condizioni non sono così gravi. Danno fastidio, ma non ti limitano.»
Non è solo un errore di valutazione: è una rimozione del corpo dell’altro. Come se bastasse non vedere qualcosa per decretarne l’irrilevanza.
Quando il lavoro fa male: diritti e tutele
La Costituzione (art. 32) e il Codice Civile (art. 2087) impongono la tutela della salute fisica e psichica di chi lavora.
Il Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008) include il rischio da stress lavoro-correlato e richiede attenzione alle situazioni di fragilità persistente.
La Cassazione (770/2023) ha affermato che rifiutare un incarico per motivi di salute è legittimo e non può essere sanzionato.
Burn-out: quando il sistema si rompe
Dal 2019 l’OMS riconosce il burn-out nella classificazione ICD-11: esaurimento, distacco mentale dal lavoro, perdita di efficacia. Strumenti come la Maslach Burnout Inventory mostrano che benessere e motivazione nascono quando le persone sono messe nelle condizioni di lavorare senza dover sacrificare se stesse.Quando questo equilibrio manca – specie per chi gestisce una patologia complessa – il corpo smette di reggere.
La fatica che non fa scena
Ci sono condizioni come l’idrosadenite che non si impongono con la spettacolarità, ma con l’insistenza. Non sono eclatanti, ma costanti. Non servono effetti speciali per cambiarle: basta un’escursione termica, una giornata in piedi, una sedia scomoda.
Chi vive così non ha bisogno di compatimento, ma di riconoscimento. Ha bisogno che il proprio tempo non venga trattato come elastico. Che le energie residue non vengano trattate come inesauribili.
Una promozione può sembrare un’occasione. Ma per chi deve ogni giorno scegliere dove mettere il poco che ha, può diventare un rischio clinico, sociale, lavorativo. Dire “no” è un gesto di responsabilità. È dire: “Non voglio smettere di potermi curare per tenere il passo di una macchina che non si cura di me.”
Passion People APS sta con chi ascolta il proprio corpo
Come associazione che dà voce alle patologie croniche dermatologiche, vogliamo ricordarlo con chiarezza: non esiste una condizione “troppo leggera” per giustificare un rifiuto, se quella condizione mette a repentaglio la salute. Il valore di un lavoratore non si misura a straordinari, ma alla capacità di stare in piedi domani.
Non sei esagerato. Non sei debole. Non sei solo.










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